GlobeTrotter - Diari di Viaggio

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Un riifugio eco-sostenibile

Ci troviamo sulla parete Est delle Grandes Jorasses, in Val Ferret, avete presente in fondo alla Val d'Aosta, dopo Courmayeur? È qui che la la Val Veny e la Val Ferret si incontrano, per proseguire ognuna per il suo cammino. Da fuori sembra un'astronave, venuta chissà come dallo spazio, e atterrata su uno dei posti più belli di tutta la Valle d'Aosta: il ghiacciaio del Freboudze del Monte Bianco. E dal cielo è arrivato veramente, perché il nuovo bivacco Gervasutti è stato portato nel mese di ottobre 2011 con gli elicotteri, a 2835 metri d'altezza.

Costruito in cantiere e formato da quattro pezzi principali, l'opera è stata poi assemblata in loco, sotto lo sguardo attento dei due progettisti, gli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa. Sono loro, che provengono dall'ambiente nautico e aeronautico, gli ideatori di questo prodigio che rompe con la tradizione: non più capanne in legno e lamiera riscaldate dal fuoco di un camino, ma vetroresina e pvc ad alta intensità. Questa composizione garantisce un buon isolamento, grazie anche al sistema di ventilazione che può essere sia meccanico che manuale. Il risultato è un rifugio molto resistente alle basse temperature e, soprattutto, autosufficiente dal punto di vista energetico. Infatti è dotato di un impianto fotovoltaico che lo riveste quasi completamente e che, oltre a fornire illuminazione, alimenta anche la piastra a induzione dell'angolo cottura. Altro che "capanna"!

Lungo 8 metri per 3,30, almeno nel progetto iniziale, il bivacco compete al CAI di Torino, così come la struttura originale del bivacco intitolato a Giusto Gervasutti, temerario alpinista attivo fra gli anni '30 e '40, che scomparve proprio durante una scalata a una delle cime del Bianco. Costruita per la prima volta nel lontano 1948 e ristrutturata nel '66, la capanna Gervasutti è raggiungibile dopo un itinerario considerato molto difficile. Il nuovo bivacco heigh tech potrà ospitare fino a 12 persone, e la novità è stata accolta non senza polemiche, lanciate soprattutto da alpinisti old style che non amano i comfort (Mauro Corona ha affermato: «La montagna non è fatta per essere comoda!"). Ma, nel complesso, sono rimasti tutti a bocca aperta, di fronte a questo "pod" (dall'inglese pod=baccello).

Sicuri del successo dell'idea, i due architetti hanno brevettato l'avveniristico modulo, battezzandolo col nome di LEAP: "Living Ecological Alpine Pod",  e giocando sul doppio senso dell'acronimo, per cui "leap" significa anche "salto", come a sbalzo risulta la struttura che si affaccia sul ghiacciaio. Sul loro sito Leapfactory.it potrete soddisfare ogni curiosità e, perché no, chiedere un preventivo se desiderate un buon ritiro ad alta quota. I due assicurano che la loro creatura possa adattarsi a  qualunque esigenza di spazio e location, è infatti flessibile sia come numero posti letto, spazi di soggiorno, bagni e ingressi. Inoltre, pare sia molto semplice anche ripararlo in caso di danni, essendo costruito a pezzi autonomi, questi sono facilmente trasportabili a valle per essere riparati. Detta così, sembra quasi come cambiare una ruota sgonfia... Una passeggiata!

Link utili
Ecco la gallery di immagini del rifugio Gervasutti su Picasa
Come raggiungere il bivacco Gervasutti sul sito ufficiale della Valle d'Aosta
Dormire in Val d'Aosta: alberghi Aosta

rifugio gervasutti

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